Premio Cultura della Pace, presentati a Sansepolcro i candidati della XIV edizione

Ecco i cinque candidati selezionati dal Comitato scientifico dell’associazione. Premio “Nonviolenza” assegnato alla storica Anna Bravo

 

L’Associazione Cultura della Pace e il Comune di Sansepolcro, Città della Cultura della Pace, sono lieti di comunicare che il Comitato Scientifico composto dai soci onorari dell’associazione ha reso nota la lista dei nominativi che sono stati presi in esame durante quest’anno per l’assegnazione del XIV Premio Nazionale “Cultura della Pace-Città di Sansepolcro”.

Nell’anno in cui ricorre il centesimo anniversario dalla conclusione della Prima Guerra Mondiale, l'Associazione Cultura della Pace e il Comune di Sansepolcro esprimono grande soddisfazione per la qualità e l'impegno delle persone scelte, sottolineando come anche per questa edizione, il Comitato Scientifico abbia svolto un importante lavoro di analisi, attento e volto a scoprire come l'attività quotidiana di molti, possa essere motivo e sprone per la costruzione di una cultura di pace, utile ad una società più solidale, inclusiva e nonviolenta.

In attesa che il Comitato Tecnico ufficializzi nelle prossime settimane il nome del vincitore, si comunica inoltre che è già stato assegnato il Premio Nazionale “Nonviolenza” alla dott.ssa Anna Bravo, storica e docente universitaria di Torino che si occupa di storia delle donne, deportazione e genocidio, resistenza armata e resistenza civile, cultura dei gruppi non omogenei, storia orale.

Tra le prossime attività promosse dall’Associazione Cultura della Pace, si ricorda infine il concerto “#AgainstWar – fornonviolence” in programma venerdì 15 giugno alle 21:30 al teatro dei giardini del Campaccio. La serata, condotta da Andrea Franceschetti, è a ingresso libero e vedrà la partecipazione di numerosi artisti di Sansepolcro e dintorni che si esibiranno cantando cover di famose canzoni contro la guerra.
 

Premio Nazionale "Cultura della Pace-Città di Sansepolcro" XIV Edizione

Candidati

 

NOMINATIVO                           ATTIVITA’                                   CAMPO DI INDAGINE

LORIS DE FILIPPI                     Presidente Medici Senza Frontiere            Assistenza sociale

MARIO FLORA                       Pronipote di Silvio Ortis                               Memoria

LUCIO CARACCIOLO           Direttore LIMES                                             Studi geopolitici

CARLOTTA SAMI                    Portavoce UNHCR ONU                             Diritti Umani

CECILIA SARTI STRADA         Attivista, già Presidente Emergency         Conflitti e nonviolenza

 

Loris De Filippi, nato nel 1966, è presidente di Medici Senza Frontiere Italia dal 2012. Durante la sua presidenza ha partecipato a missioni d'urgenza con MSF e altre organizzazioni in Siria, Mauritania, Repubblica Centrafricana e Ucraina. Ha partecipato a programmi di assistenza umanitaria, coordinando interventi d'urgenza in contesti di calamità, tra cui lo tsunami del 2005 in Indonesia e il terremoto di Haiti nel 2010. Per Medici Senza Frontiere è stato responsabile per l'Italia e direttore delle operazioni a Bruxelles.

 

L’alpino Ortis Silvio Gaetano, da Paluzza, venne fucilato dopo un processo sommario celebrato nella chiesetta, dalla quale il parroco, sfidando i militari, aveva portato via il Santissimo. Con lui caddero nella polvere di quel 1°luglio 1916, Corradazzi Giovanni Battista, da Forni di Sopra, Matiz Basilio, da Timau, e Massaro Angelo, da Maniago. Tutti alpini dell’8° Reggimento, 109.ma Compagnia. Tutti condannati a morte per rivolta e diserzione. E al disonore per l’eternità: decenni dopo, ai discendenti è respinta la domanda di assunzione nei corpi statali, e quando, in anni recenti, la famiglia chiede di poter seppellire degnamente i resti di Silvio, le autorità militari proibiscono che suonino le campane e vietano la cerimonia ai non familiari. Ma quando il feretro si avvicina alla chiesa, ancora una volta un parroco di montagna sfida l’ordine ingiusto: tre rintocchi di campana accolgono come si deve la bara di Ortis. Quando al plotone giunse l’ordine di attaccare le postazioni austriache in pieno giorno, uscendo allo scoperto per un lento e difficile tragitto sotto il tiro delle mitragliatrici, Ortis si fece portavoce dei suoi ragazzi e pronunciò il suo Signornò. Era un suicidio, Ortis lo ripeté al Capitano: bastava attendere la notte, spiegò, e le nebbie che in quelle sere salivano ad abbracciare la montagna avrebbero protetto gli attaccanti. Ma il capitano non parlava furlàn. Lui veniva dalla Calabria e si chiamava Cioffi. E il suo mito era il Cadorna, il grande macellaio. E così Ortis e gli altri alpini furono tradotti giù, in paese, e fucilati «per dare l’esempio». La cima del Cellon fu espugnata da un’altra compagnia, ma l’attacco avvenne di notte, protetti dalle nebbie, proprio come suggerivano i disertori fucilati. Nel marzo 1990 il pronipote dell’alpino Ortis inoltrò alla Corte militare d’appello istanza di riabilitazione del suo parente, fucilato 74 anni prima, allegando documenti raccolti in un lavoro ventennale. La risposta, da Roma, fu sublime: «Istanza inammissibile, manca la firma dell’interessato». Mario Flora che ne conserva la memoria è il pronipote.

 

Lucio Caracciolo, nato nel 1954, è fondatore e direttore della rivista di geopolitica, LIMES. Laureato in filosofia all'Università La Sapienza di Roma è considerato uno dei massimi esperti italiani di geopolitica. E’ membro del comitato scientifico della Fondazione Italia USA. Considerato tra i maggiori geopolitologi in Italia, ha scritto diversi saggi, alcuni dei quali sono stati pubblicati anche in altri paesi. Caracciolo ha ricoperto varie posizioni in quanto docente a contratto. Ha insegnato Geografia politica ed economica all'Università degli studi Roma Tre, svolge seminari di geopolitica in varie istituzioni e presiede i master in geopolitica organizzati dalla SIOI. Dall'anno accademico 2006-07 insegna Geografia politica ed economica presso la facoltà di Filosofia della mente, della persona, della città e della storia dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Dall'anno accademico 2009-10 insegna "Studi strategici" nell'ambito del Dipartimento di Scienze Politiche dell'Università LUISS Guido Carli di Roma. Dall'anno accademico 2010-11 partecipa all'insegnamento della prima laurea magistrale in "International Relations" in lingua inglese della LUISS Guido Carli.

 

Carlotta Sami, nata nel 1971, da più di quindici anni lavora nell’ambito delle relazioni internazionali, dei diritti umani e degli interventi umanitari. Attualmente è direttore comunicazioni con incarico di portavoce per il Sud Europa dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). Dopo la laurea in Giurisprudenza all'Università Statale di Milano, ha conseguito il dottorato in Teoria Generale del Diritto nel 1998. Ha poi iniziato a lavorare nei Territori Palestinesi, dove ha collaborato con numerose organizzazioni italiane e internazionali. Dal 2003 al 2008 ha diretto i programmi di Save the Children in Italia, ricoprendo anche il ruolo di portavoce. Si è anche occupata per l'organizzazione di emergenze umanitarie, fino al 2012, coordinando la comunicazione a livello globale. Dal 2012 al 2013, prima di assumere l'incarico all'UNHCR è stata direttrice generale di Amnesty International in Italia.

 

Cecilia Sarti Strada, nata nel 1979, è una filantropa, attivista e scrittrice italiana, già presidente di Emergency.

Figlia di Teresa Sarti Strada e di Gino Strada, Cecilia Sarti Strada si è laureata in sociologia e a 30 anni, dal 2009 al 2017, è stata Presidente dell'Organizzazione non governativa Emergency. Impegnata a livello internazionale, ha seguito le attività dei vari ospedali dell'organizzazione e ne ha curato i rapporti a livello locale, oltre a testimoniare come giornalista e sui media la sua esperienza. Sostiene la necessità di una modifica dei rapporti internazionali e il bisogno di legare la rete dei rapporti commerciali col rispetto dei diritti umani. Ha scritto i libri “Sulla nostra pelle. Le missioni di pace uccidono. Anche quelle italiane” e “La guerra tra noi”.

 

 

Premio Nazionale "Nonviolenza" Ed. 2018

Anna BRAVO

 

Anna Bravo, storica e docente universitaria, vive e lavora a Torino, dove ha insegnato Storia sociale. Si occupa di storia delle donne, di deportazione e genocidio, resistenza armata e resistenza civile, cultura dei gruppi non omogenei, storia orale; su questi temi ha anche partecipato a convegni nazionali e internazionali. Ha fatto parte del comitato scientifico che ha diretto la raccolta delle storie di vita promossa dall’Aned (Associazione nazionale ex-deportati) del Piemonte; fa parte della Società italiana delle storiche e dei comitati scientifici dell’Istituto storico della Resistenza in Piemonte, della Fondazione Alexander Langer e di altre istituzioni culturali. Opere: (con Daniele Jalla), La vita offesa, Angeli, Milano 1986; Donne e uomini nelle guerre mondiali, Laterza, Roma-Bari 1991; (con Daniele Jalla), Una misura onesta. Gli scritti di memoria della deportazione dall’Italia, Angeli, Milano 1994; (con Anna Maria Bruzzone), In guerra senza armi. Storie di donne 1940-1945, Laterza, Roma-Bari 1995, 2000; (con Lucetta Scaraffia), Donne del novecento, Liberal Libri, 1999; (con Anna Foa e Lucetta Scaraffia), I fili della memoria. Uomini e donne nella storia, Laterza, Roma-Bari 2000; (con Margherita Pelaja, Alessandra Pescarolo, Lucetta Scaraffia), Storia sociale delle donne nell’Italia contemporanea, Laterza, Roma-Bari 2001; Il fotoromanzo, Il Mulino, Bologna 2003. Storie del sessantotto (Laterza 2008), che non rappresenta una storia tradizionale della stagione dei movimenti, ma spazia intorno a questioni filosofiche, ideologiche e culturali che hanno attraversato gli anni sessanta e settanta, e che presenta una delle più azzeccate analisi sull'argomento nella celebrazione del suo anniversario.

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